lunedì 31 ottobre 2011

Un breve riassunto dei fatti successi durante lo sciopero generale dell 19 e 20 Ottobre

membri del partito communista in coordinazione con la polizia


Il 19 e 20 ottobre in grecia era stato proclamato lo sciopero generale nelll quale hanno aderito tutte le organizzazioni sindacali dei lavoratori salariati dell settore pubblico, degli impiegati statali e pure dei proprietari di imprese e negozii di piccola e media grandezza, coon l eccezione dei lavoratori nell settore dei mezzi pubblici, per facilitare la partecipazione dei scioperanti alle manifestazioni di piazza, che ci sarrebero state in tutte le citta della Grecia.
E sono state (soppratutto quella dell 19) manifestazioni con una partecipazione mai vista prima.
Nella manifestazione dell 19 Ottobre, solo ad Atene, hanno partecipato sicuramente più di 200.000 persone, dai quali 50.000 circa nell corteo dell PAME, organizzazione sindacale dell partito communista (KKE).
Le prime tensioni ci sono state davanti alla barriera di plexiglass (che ormai viene posta durante ogni manifestazione importante dalla polizia davanti all parlamento) con il getto di pietre, molotov e bombe carta contro i MAT, i reparti di polizia anti sommossa.  Questo, e stata la miccia che ha fatto esplodere la rabbia dei manifestanti dando inizio di scontri violenti con la polizia prima in piazza syntagma e dopo in tutta la zona circostante per più di 4 ore. Durante gli scontri, anche i manifestanti che non avevano una partecipazione attiva non solo non se ne andavano, ma rispondevano con cori di insulti ad ogni mossa della polizia. Tutto ciò, ha dato ai mass media ed a tutti i partiti politici un chiaro messagio che ormai nessuno e in grado di controllare il popolo indignato e pieno di rabbia.
E cosi, siamo arrivati alla manifestazione dell 20, davanti all parlamento durante la votazione delle nuove misure di austerità . E dato che ormai era chiaro che non esiste nessun modo per placare la rabbia dei manifestanti, rabbia che puo in ogni momento diventare incontrollabile ed esplodere tramite le azioni degli anarchici che funzionano da detonatore, e stato messo in moto il meccanismo di emergenza per garantire il buon funzionamento dell parlamento durante la votazione. Gruppi di membri dell KKE, armati di bastoni e caschi da motociclista, si sono schierati davanti all parlamento, con le spalle ai MAT e la faccia contro gli altri manifestati, bloccandogli il passo, e costi tuendo cosi, un cordone di protezione dell parlamento, sostituendo la polizia.
Dopo aver bloccato gli altri manifestanti naturalmente ci sono stati dei battibecchi e subito dopo i membri dell KKE hanno caricato i manifestanti, in un punto dove la strada e riazata da un lato, facendo molti feriti, trai quali un pensionato feritosi gravemente per la caduta da più di 3 m di altezza. Questo è stato l’inizio di scontri per molte ore tra manifestanti (in grande parte anarchici) da una parte, e le forze dell KKE dall altra, le quali quando era ormai ovvio che non ce la faranno a resistere da sole, erano spallegiate dai MAT, con i quali si alternavano alle cariche contro i manifestanti, e dai motociclisti della polizia. Di fatto però, non sono riusciti a fare altro che rischiare la vita di migliaia di manifestanti, e di guidare alla morte un loro militante che e morto, secondo il comunicato medico, per via dell inalazione di gas nocivi che gli hanno fatto mancare il respiro.
Quest’ultimo fatto, ha dato lo spunto al partito communista, per dare inizio ad una campagnia di diffamazione dei manifestanti che lo hanno contrastato usando apellativi come ‘agenti provocatori della polizia’ oppure ‘fascisti’, nello stesso tempo che tutti i partiti parlamentari, dall estrema destra alla sinistra, davano pubblicamente i loro complimenti all KKE per l’azione svolta. Alla campagna hanno aderito anche gli altri partiti della sinistra, pure extraparlamentari, cercando di guadagnarsi un posto nell tavolo della grande sinistra che si illudono di poter creare, leccando i piedi dell KKE.
 E la spiegazione è semplice. Tutti questi communisti da salotto, che fanno campare i loro parti ti con i soldi dello stato, vedono che, non solo nessuno non gli da piu nessuna importanza, ma, che il pensiero libertario ed il nostro modo d’azione, diventa uno spunto per sempre più gente, che stima gli anarchici-libertari perche li vede all suo fianco per anni alle lotte sapendo che non sono interressati a seggi nell parlamento o ai posti amministrativi.

membri del gruppo dei communsti libertari
22-11-2011

martedì 27 settembre 2011

tredici anni della rivista EUTOPIA


20 numeri sono pochi
Per dire quelo che vuoi
E per mettere in atto
Quello che dici
Eutopia é una rivista che da tredici anni propone il municipalismo libertario e la democrazia diretta.
Piu o meno fattibile, l’attuazione della ricostruzione sociale eutopica ritorna sempre piú urgentemente tramite la crisi sitematica e la nascita continua di nuovi esperimenti sociali. Questo é che ci fa credere  che il pensiero eutopico deve oggi trovare nuovi modi di esprimersi e di mettere radici nella realta di ognigiorno.

Evento
Per i venti numeri di Eutopia
Sabato 1 Ottobre

Al centro libertario Picrodafni
(Ag. Vassiliou e P.P.Germanou 22, Brachami- Vicino alla stazione della Metropolitana Ag.Dimitrios).

7:30: Presentazione dell nuovo numero della rivista

8:00: Intervento dell compagno Davide Turcato sull  argomento: “Pensieri sconosciuti di Malatesta su argomenti con i quali siamo familiari”
 
9:00: Conversazione sull argomento della biblioteca eutopica e sull archivio digitale:che cosa é stato fatto, che cosa si puó fare ancora
 

Dopo, la fine dell evento, funzionera anche il bar dell centro, per un contributo economico alla rivista
 http://www.eutopia.gr/it/default.htm

http://www.eutopia.gr/it/default.htm 

sabato 20 agosto 2011

Di ritorno dalla Grecia

(from "Umanita Nova", n.24 anno 91)
http://www.umanitanova.org/n-24-anno-91/di-ritorno-dalla-grecia
 
Il movimento anarchico ad Atene

Quindici giorni ad Atene, tra i due grandi scioperi generali (11 maggio e 15 giugno) a cui è seguita una violenta repressione da parte della polizia, non sono sicuramente sufficienti per avere un quadro preciso di quello che è il movimento anarchico greco, considerando inoltre la particolare situazione che il paese sta attraversando.
Quello che si può dire con certezza è che si tratta di un movimento in fermento e pieno di energia, consistente e giovane. Se le scritte sui muri di una città possono considerarsi espressione di ciò che di più vero e vivo accade nel ventre pulsante di una società, ebbene, Atene è tappezzata dal centro alle periferie di graffiti firmati con una “A cerchiata”. Nella capitale si trovano, per ovvie questioni demografiche – qui vivono 4 degli 11 milioni di persone che abitano il paese – tutte le varie espressioni dell’anarchismo greco.
Nel periodo che abbiamo passato nel paese abbiamo incontrato alcuni compagni del Gruppo dei Comunisti Libertari (eleftheriakoi-it.blogspot.com), che stanno portando avanti una delle esperienze più interessanti: le Comunità Locali di Lotta. Dal 2004 organizzano assemblee aperte con cadenza settimanale, in dieci delle municipalità in cui è suddivisa amministrativamente la metropoli, assemblee a cui sono invitati tutti i cittadini per discutere e cercare soluzioni ai problemi del quartiere.
Le assemblee seguono un metodo libertario e le proposte vanno nella stessa direzione. Tra le altre, abbiamo preso parte alla riunione nella municipalità di Agia Paraskevi, nella periferia nord-ovest di Atene.
L’incontro è molto partecipato, soprattutto da giovani; ci raccontano che qualche anno fa sono riusciti ad impedire la realizzazione di una strada nella parte collinare del quartiere, voluta dall’amministrazione per scopi meramente speculativi, riuscendo a convogliare su questo problema l’attenzione di tutti gli abitanti del luogo; all’ordine del giorno dell’assemblea a cui abbiamo partecipato c’era invece l’imminente chiusura degli asili materni per mancanza di fondi statali e il problema delle ronde organizzate dai neofascisti a caccia di immigrati.
Il lavoro sul territorio e l’apertura verso tutte le realtà che sono radicate sul territorio sono una priorità per gli anarchici greci e sotto questo punto di vista l’assenza di un passato e di una tradizione consolidati pare essere un vantaggio, poiché permette loro una libertà e flessibilità di organizzazione che forse non sarebbe possibile altrimenti. Le attività che svolgono sono diverse, dalla creazione di centri libertari, in cui prendono vita piccole biblioteche e archivi, all’occupazione di luoghi di proprietà statale, lasciati in abbandono, che vengono sistemati e resi pubblici nel senso pieno della parola, recuperando spazi per l’incontro o per dare vita a realtà alternative risolutrici di problemi concreti.
Nella municipalità di Agios Dimitrios, periferia sud di Atene, il parco Asyrmatos (asyrmatos.espivblogs.net) è stato creato occupando il sito, ormai in disuso, in cui erano collocate le antenne radio per l’aeroporto, trasformato nel tempo in una discarica e parcheggio per i camion della nettezza urbana.
Oggi è il centro di aggregazione del quartiere, dove si svolgono eventi culturali e ricreativi, si coltivano ortaggi e frutta, e in cui i bambini possono giocare. Il parco di Agros (eleftherosagros.blogspot.com), alla periferia ovest, occupa invece la porzione di un immenso parco cittadino lasciato al degrado, e porta avanti un progetto legato alla coltura di vegetali con semenze non transgeniche e attraverso metodi di coltivazione tradizionale.
La parte numericamente più consistente del movimento è quella cosiddetta insurrezionalista, che raggruppa la maggior parte dei giovani al di sotto dei 25 anni; l’episodio fondamentale che ha segnato un aumento di partecipazione giovanile al movimento è stato l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos nel 2008: da quel momento si sono susseguite azioni dimostrative forti e risposte anche violente alla violenza dei fascisti e della polizia.
Ci sembra importante sottolineare che l’unica forza politica extraparlamentare che ha degli effetti positivi e tangibili nella realtà in cui opera è quella anarchica, in cui confluiscono le esperienze più diversificate. Oltre ai gruppi politici propriamente detti, ci sono ad esempio gli squats, che rivestono un ruolo molto importante per contrastare l’azione dei fascisti e il dilagare di sentimenti xenofobi; qui si organizzano inoltre le tipografie per la stampa di manifesti e volantini politici.
Tutte le realtà, pur avendo approcci e metodi differenti, sono in contatto tra loro, hanno un luogo comune in cui posso ritrovarsi: ogni mercoledì c’è un’assemblea al Politecnico in Exarcheia (l’università gode di un regime legislativo particolare, per cui gli edifici universitari costituiscono uno spazio che non potrebbe essere violato, nemmeno dalla polizia). La rete che formano appare come una sorta di federazione, non istituzionalizzata, non dichiarata, ma che di fatto si comporta come tale, cosciente del fatto che ogni contributo è fondamentale per il cammino dell’anarchia.

Ica

giovedì 7 luglio 2011

Prove pratiche di lotta e resistenza in Val Susa. Il NO alla TAV è sempre più forte

 
 
(from: http://bagcarrara.wordpress.com/)
 
6 07 2011
La manifestazione del 3 luglio è stata una grande dimostrazione della capacità di lotta, di autoorganizzazione e di convivenza di modi diversi per raggiungere un unico scopo comune: far capire che in Val Susa “sarà düra”.                                                                                                                                                                                                    70.000 persone da tutta Italia nel corteo che ha sfilato da Exilles a Chiomonte per ribadire che questo progetto non lo vogliamo veder realizzato!
Le vie da seguire sono state molteplici e varie in questi anni e così continuano ad essere: accanto alla strada istituzionale dei sindaci della Val Susa, c’è la strada del dissenso pacifico e la strada dell’azione diretta. Tutti metodi in egual modo importanti, portati avanti da gruppi di persone che si rispettano e collaborano. Non c’è, come vogliono far intendere i media, un comitato NOTAV buono, che sfila pacificamente, ed uno cattivo, detestato e isolato dal primo, che tenta di riprendersi luoghi sgomberati con la forza dalla polizia e non ci sono violenza gratuita e atti di terrorismo da parte di nessun manifestante.
Ci sono modi diversi per portare avanti una lotta e domenica scorsa questo è stato ben evidente ed è stato altrettanto evidente che, se c’è una parte violenta, quella è rappresentata dalle forze del dis-ordine, che continuano con abusi e soprusi (vedi http://www.youtube.com/watch?v=K1IBGjx5Y8E&feature=youtu.be) e mettono in atto sistematicamente pratiche di tortura sui manifestanti (vedi la dichiarazione del bolognese Fabiano Di Berardino, attivista del TPO su http://www.zic.it/val-di-susa-tpo-picchiato-e-torturato-per-ore-dalle-forze-dellordine/).
Un unico fronte, al suo interno diversificato ma solidale, perché, mentre quelli che tentavano di riprendere la Libera Repubblica della Maddalena subivano tra i boschi, per 6 ore, un pesante attacco a colpi di lacrimogeni sparati ad altezza uomo dalla polizia, e davanti alla centrale idroelettrica si facevano azioni di disturbo, quelli che avevano partecipato al corteo rimanevano lungo le strade a dimostrare il loro appoggio attraverso la presenza.
La mobilitazione non è finita, sono in previsione nuove manifestazioni a cui aderire http://www.notavtorino.org/
Solidarietà ai compagni arrestati
Solidarietà ai partigiani della Libera Repubblica della Maddalena

mercoledì 6 luglio 2011

Val di Susa, Tpo: “Picchiato e torturato per ore dalle forze dell’ordine”

http://www.zic.it/val-di-susa-tpo-picchiato-e-torturato-per-ore-dalle-forze-dellordine/



Testimonianza diretta di Fabiano Di Berardino, bolognese e attivista del TPO, ricoverato presso il reparto di Traumatologia dell’ospedale CTO di Torino, che racconta l’inaudita serie di violenze subite dalla Polizia all’interno del cantiere bunker della Maddalena, dopo essere stato fermato durante la manifestazione NO TAV del 3 luglio 2011 in Val di Susa.

“Mi hanno portato in uno stanzino dove mi hanno sputato addosso e picchiato ripetutamente e a turno con manganelli, calci e pugni. Mi hanno rotto il naso con un tubo di ferro e mi hanno spostato volontariamente sotto al sole, ferito e sanguinante per ore”.

> Guarda il video:


giovedì 26 maggio 2011

11 maggio: violenta repressione poliziesca contro il movimento sociale in Grecia Solidarietà dall’Internazionale di Federazioni Anarchiche

11 maggio: violenta repressione poliziesca contro il movimento sociale in Grecia

Solidarietà dall’Internazionale di Federazioni Anarchiche



L’11 maggio, un appello allo sciopero generale è stato lanciato in Grecia. Da questo sono nate manifestazioni in tutto il paese, brutalmente represse ad Atene. Questo grave attacco poliziesco arriva in un clima di forte tensione: denunce di militanti, attacchi fascisti a spazi occupati e a migranti. Fin dall’inizio della manifestazione, che vedeva uniti decine di migliaia di partecipanti, la polizia ha attaccato violentemente lo spezzone libertario e quello dei sindacati di base. Molti sono stati i feriti e decine gli arrestati. Un manifestante è tra la vita e la morte per le percosse subite. Il governo greco è accusato dai manifestanti di tentativo di omicidio.

L’Internazionale di Federazioni Anarchiche sostiene i manifestanti, i movimenti sociali e i gruppi anarchici nelle lotte contro le misure di regressione sociale imposte dal governo greco e dal FMI.

Condanniamo la repressione poliziesca e la violenza dello Stato. Appoggiamo il movimento anarchico greco e le lotte popolari che, in Grecia come in altri paesi, quotidianamente costruiscono le nuove forme di resistenza e di alternativa sociale.



CRIFA di Reggio Emilia 22-5-2011

mercoledì 18 maggio 2011

Grecia: urgente chiamata di solidarietà internazionale!




Compagni e compagne,
Il fine di questo messaggio è quello di informarvi brevemente su quanto sta succedendo negli ultimi giorni nel nostro paese e di fare appello per la solidarietà di tutti gli anarchici sparsi per il mondo.
La Grecia si trova ora in un punto di svolta, e molti e cambiamenti critici si stanno verificando, sia sul piano sociale, che politico ed economico. La disintegrazione e la dissoluzione del modello di potere e sfruttamento dominante -fino ad oggi- è più che evidente, e questo è ciò che viene chiamato ora generalmente “crisi”. Ciò che stiamo viviamo ora è il fallimento totale di un sistema che, non potendo più garantire il consenso sociale si   impegna in un atacco  incondizionato e senza alcun pretesto, in tutti i fronti.
In un primo tempo, all inizio di questa condizione che viene chiamata “crisi”, l'attacco si è manifestato in termini materiali.
Con la svalutazione dell lavoro, la diminuzione orizzontale dei salarii, la “flessibilizzazione” delle condizioni dell lavoro, l'istituzionalizzazione della precarieta, l'aumento dell prezzo dei beni  e delle bollette , il rialzo delle tasse ed il taglio dei benefici dell welfare state di questo paese.  Allo stesso tempo hanno avuto inizio la svendita di beni pubblici ad “imprenditori privati”, la presenza di polizia in continuo aumento e diffuzione per le strade, le aste vendite giudiziarie [vendite giudiziarie di proprieta confiscate per debiti, n.d.t.], l'aumento della disoccupazione, ..... In parallello con tutto cio e stata sferrata una campagna propagandistica senza precendenti. Con un ritmo incessante di catastrofologia, di pubblicazione (tramite i mass media controllati dallo stato e dal capitale) di scenari di distruzione e di produzione di date-punti di riferimento di carattere apocalittico dell tipo: “se la Troica [i tre delegati dell Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Governo, n.d.t. ] non approva la prossima rata di prestiti, cadremo a pezzi...”.
Con tutto ciò, il meccanismo comunicativo del potere riesce ad intorbidare continuamente le acque ed a mantenere uno stato di terrore, assicurandosi così la paralisi della società via estorsione.
A dispetto di tutto questo, la resistenza non si è mai fermata, almeno per una parte della società greca e per il proletariato. Sporadicamente, vengono proclamati scioperi generali che vengono sostenuti in un diverso grado da persone che resistono attivamente ed esprimono la loro volontà di combattere contro le condizioni imposte dallo stato e dal capitale.
Nello sciopero generale dell'11 Maggio ad Atene, per una volta ancora, migliaia di manifestanti sono scesi per strada e hanno gridato la loro opposizione alla nuove misure “anti-sociali” del governo greco, le quali incidono negativamente sui lavoratori e sulla popolazione in generale. Durante la manifestazione, mentre una gran parte del corteo era già passato davanti al parlamento e si stava avviando verso una fine della manifestazione, la polizia [le forze anti sommossa, n.d.t.] ha attaccato ferocemente e senza alcuna provocazione i blocchi dove si trovavano i dimostranti più radicali -anarchici, anti-autoritari, assemblee di quartiere, unioni sindacali, sinistra extra-parlamentare-, picchiandoli in una maniera così selvaggia che non trova precedenti e sparando contro di loro centinaia di lacrimogeni, fino a quando tutti i block erano stati dispersi. In seguito a questo attacco più di 100 dimostranti sono stati portati in ospedale per ferite causate dalla violenza della polizia e molti di questi sono stati sottoposti a interventi chirurgici.
Il compagno Yannis è il manifestante che si trova nella situazione di salute peggiore. Dopo aver subito, durante la manifestazione, un attacco potenzialmente omicida da parte della polizia, il quale gli ha causato serie ferite alla testa, fu trasportato in ospedale in una condizione - secondo il rapporto medico rilasciato più tardi -  clinicamente definita “ante-mortem”. Dopo che i medici si sono accertati dell'ampiezza dell'emorragia cerebrale interna, è stato immediatamente sottoposto a piu interventi chirurgici, e si trova ora nel reparto di terapia intensiva, sotto respirazione meccanica. La sua situazione rimane critica, ma stabile, senza avere tuttavia scampato ancora del tutto il pericolo di vita o della salute.
E ormai ovvio, che questi attachi omicidi contro i manifestanti di Mercoledi hanno un unico scopo: L’intimidazione dell popolo e di tutti quanti resistono agli attachi dell potere, statale e capitalista. E stato un atto di punizione esemplare che aveva come obbietivo la sottomissione della gente, e dava l’impressione di mandare un messagio: rimanete a casa e state buoni e disciplinati.
Nell quadro generale di questo processo, il dominio mobilita sempre più spesso negli ultimi tempi, i gruppi di estrema destra e/o i igruppi fascisti e paramilitari con i quali ha piu o meno rapporti e legami. Prendendo spunto dall’ assassinio a sangue freddo di un abitante nell centro di Atene a scopo di rapina, per la quale sono stati ritenuti responsabili degli immigrati, è iniziata una caccia all immigrato senza precedenti. Gruppi più o meno organizzati  di fascisti, razzisti ed elementi di estrema destra hanno trovato l’occasione giusta per raccogliersi ogni sera ed attacare immigrati, ferendo molti di loro; sembra tralaltro, che l’assasinio di un immigrato sia opera loro. Nello stesso tempo, i neo-nazi assieme alla polizia attaccano anche i centri sociali occupati nell centro di Atene, spingendo i compagni in una situazione di continua difesa con pericolo costante della propria vita, contro la brutalita della polizia e la barbaria fascista.
Il fatto che ci troviamo in una situazione critica e ovvio. Nell momento stesso che la societa e vittima di un attacco senza precedenti in termini materiali, le sue parti piu radicali, e tra di loro gli anarchici come componente piu importane, si trovano nell mirino (e questa volta letteralmente, se si puo giudicare dalla loro furia assassina) della polizia e dei fascisti.
Perciò, facciamo questo appello urgente alla solidarietà internazionale!
La solidarieta e sempre stato uno dei valori principali degli anarchici. In questa ci siamo basati sempre per sostenere le nostre lotte e per contrastare le logiche dell’isolazione e di allontanamento che promuove il dominio statale e la condizione di personalizzazione e di distruzione della colettività, promossa dall capitalismo.
In questo momento che la società ed il proletariato sono soggetti ad una pressione dell genere, con un peggioramento mai visto prima delle condizioni di vita; in questo momento che noi anarchici siamo sottoposti ad una reppressione che prende ormai la forma degli attentati all omicidio; in questo momento che l’area politica anarchica si trova nell mirino della violenza dello stato e della minaccia dell fascismo, in questo momento abbiamo bisogno di vedere i nostri compagni in tutto il mondo di scuotersi, mettersi in azione e esprimere la loro solidarietà alla nostra lotta.
Con manifestazioni, dimostrazioni, proteste, con scritti, parole e fatti, con ogni modo i  compagni trovavo idoneo. Qualunque espressione della solidarietà rivoluzionaria che solo gli anarchici sanno e vogliono esprimere, ci sollevera il morale e ci dara forza nella nostra lotta.

Con un saluto anarchico
Gruppo comunisti libertari (atene)
Rivista eutopia.

See also the following internet links:
http://en.contrainfo.espiv.net/ additional information about recent events in Greece
http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1290982 video: fascists and police in co-operation attack immigrants

lunedì 16 maggio 2011

Notizie dalla grecia....


Per Mercoledi 11 Maggio, era stato proclamato dalle federazioni dei sindacati dell settore pubblico e privato lo sciopero generale.
Il giorno prima, la grecia è stata sconvolta da un caso di violenza  non solo per il fatto stesso (l'ennesimo omicidio nell centro storico di atene, zona degradata, con livelli di criminalita altissimi e con una percentuale molto alta di abitanti extracomunitari, dove negli ultimi tempi la destra nazionalista e fascista fa continuamente riferimento) ma anche per i dettagli dell'assasinio: la vittima, Manolis Kantaris, un uomo di 44 anni, e stato pugnalato ripetutamente da tre persone di colore, per rubargli una videocamera che era andato a prendere prima di portare all ospedale  sua moglie, che stava per partorire. La dimostrazione di protesta per il degrado continuo dell quartiere, organizzata sull momento dagli abitanti della zona, è subito degenerata in una caccia all imigrato, grazie alla presenza  massicia di elementi di estrema destra (soppratutto naziskin dell gruppo Chrysi Avgi) , e in seguito, in attachi a due Centri sociali occupati che si trovano nelle vicinanze (Villa Amalias e Skaramanga), con l appogio attivo delle forze antisomossa della polizia.
Dopo ventiquattro ore di violenza, scontri e tensione, la mattina dell Mercoledi, la situazione era gia sull punto di esplodere. Dopo  la fine della manifestazione ad Atene (nella quale la partecipazione era molto minore delle aspettative, e durante la quale non erano mancati gli scontri con la polizia, con centinaia di feriti), le forze antisommossa  della polizia (MAT) attaccano un gruppo di manifestanti rimasto indietro, in modo brutale. Tra i feriti, Yannis Kafkas[1], 31 anni, riesce ad allontanarsi a piedi ma dopo un poco crolla, e viene trasportato nell ospedale di turno, dove si rivela la sua vera situazione: emorragia cerebrale. Dopo quattro interventi chirurgici, i dottori che lo hanno operato, danno una conferenza stampa nella quale dichiarano che da le lesioni riportate, il ferito, deve essere stato colpito con ‘ferocia mai vista prima’.La sua situazione, al momento che vengono scritte queste righe, rimane stabile ma critica. Fuori dall’ospedale dove è ricoverato, intanto, si raccolgono molti dimostranti solidali a Yannis e a gli altri feriti che arrivano continuamente, i quali riescono ad allontanare gli agenti di polizia che cercano di avvicinarsi ai feriti. Tra di loro, anche il rinomato direttore della stazione di polizia di Nikaia, il quale, appena riconosciuto riceve un ‘trattamento speciale’ e riesce appena appena a scappare.
Gli attacchi dei fascisti contro gli immigrati, intanto, malgrado la reazione dei compagni, continuano per secondo giorno. Mercoledi sera, un immigrato 21enne, originario dell banglandesh, viene assasinato a meta strada da due sconosciuti in motorino, i quali, secondo i testimoni, si sono fermati appena lo hanno visto, lo hanno accoltellato  e poi sono subito ripartiti, parlando tra di loro in greco. A  Rentis, quartiere di periferia, vengono gettate delle molotov contro una casa nella quale abitano immigrati asiatici.  Villa Amalias e Skaramanga vengono di nuovo attacate, con un azione combinata di squadre antissomossa della polizia e di gruppi di fascisti, pero vengono di nuovo respinti.
La stessa situazione anche il Giovedi, che pero si fa vedere la reazione degli immigrati che si organizzano in certi punti in gruppi di difesa e rispondono ai colpi.  Il mumero ufficiale dei feriti dagli attacchi dei fascisti dato dall pronto soccorso, è ,secondo indymedia .athens, di 17 feriti, dai quali 12 accoltellati.
Giovedi mattina e stato occupato un' edificio universitario nell centro di atene, il quale resta finora occupato, da compagni di varii gruppi. Giovedi sera, ci sono state varie dimostrazioni contro la violenza della polizia e della reppressione, in tutta grecia, e di nuovo scontri con i fascisti, in tutta atene.
Si parla di piu di 100 persone fermate e/o arrestate durante gli ultimi 2 giorni.
Casino anche in parlamento, dove un deputato di sinistra (Lafasanis, una persona generalmente seria) ha  detto che “questo e un governo di assasini”, ed il ministro della difesa, Beglitis gli a risposto che sta istigando alla violenza, sperando di ripetere il Dicembre dell 2008






[1] Yannis Kafkas, il ragazzo che e stato ferito gravemente dalla polizia, in un primo momento era stata diffusa la notizia che apparteneva all gruppo N.A.R (nuova corrente di sinistra, un gruppo communista). In realta, Yannis partecipa a una delle "assemblee di base di quartiere" che sono nate dopo il Dicembre dell 2008, la "assemblea di resistenza e solidarieta di Kypseli e Patissia". Il gruppo dei dimostranti rimasto indietro nell quale si trovava, era costituito quasi interamente da gente che fa parte a queste assemblee di quartiere, e dall sindacato dei cuochi e lavoratori in ristoranti (un sindacato di base nuovo, con caratteristiche libertarie).
questi gruppi, gli ultimi tempi, vengono presi di mira dalla polizia sempre piu spesso, durante le manifestazioni.

mercoledì 2 marzo 2011

LIBIA: UNA GUERRA DEL PETROLIO TRA ENI E BP?


Di comidad 
L'articolo si puo trovare tradotto in greco qui


Ci sono vari elementi che consiglierebbero di valutare con molta cautela le attuali "notizie" riguardanti la Libia. A differenza dell'Egitto, la Libia non ha masse di disperati urbani, in parte perché il regime ha adottato un sistema paternalistico/assistenziale che evita gravi forme di miseria, ed in parte perché mancano proprio le masse, dato che si sta parlando di un Paese spopolato, in cui anche la cifra ufficiale di quattro milioni di abitanti risulta da stime demografiche piuttosto gonfiate per ciò che concerne le zone desertiche. C'è anche da considerare che i milioni di manifestanti visti al Cairo si avvalevano della benevola neutralità dell'esercito, mentre le poche migliaia (?) di pacifici manifestanti libici, secondo i media si sarebbero trovati addirittura sotto bombardamenti aerei e di razzi: un particolare che risulta alquanto irrealistico, e non perché il regime non sarebbe capace di tanto, ma perché solo una rivolta armata - molto bene armata - potrebbe reggere a lungo ad un tale tipo di trattamento. Quindi, più che di una rivolta si tratterebbe di un golpe, e con tanto di agganci in settori del regime libico. "Dittatore" è una di quelle parole in grado di mandare completamente in vacanza il senso critico dell'opinione pubblica "occidentale", ed ecco perché la narrazione mediatica di una rivolta popolare spontanea, che però si dimostra capace di occupare un'intera città come Bengasi, non ha suscitato sinora dubbi e perplessità.

sabato 5 febbraio 2011

Nostra patria è il mondo intero


di Massimo Varengo
Autogestione, municipalismo, federalismo, libertarismo, non sono più patrimonio esclusivo di un movimento residuale, ma temi di riflessione per un’azione politica possibile.
È aperta da tempo la ricerca di risposte efficaci alla drammaticità crescente della questione sociale contraddistinta sia da una imponente crisi economica che da una serie di conflitti regionali, etnici, religiosi, in profonda correlazione con l’affermarsi della politica di attacco al livello di vita, di reddito, di salute, delle classi popolari e di ridefinizione del sistema di dominio mondiale. A sinistra alcuni ricercano nelle ricette di un liberalismo umanitario ormai datato qualche possibilità d’uscita, altri studiano di rilanciare il ruolo dello stato nazionale a garanzia di un rinnovato patto tra capitale e lavoro. Ma la centralizzazione dei processi decisionali, la circolazione di masse imponenti di capitali, lo scardinamento delle economie nazionali, la riduzione dei poteri dei singoli stati, la dimensione stessa della crisi finanziaria in atto, non rende credibili queste opzioni. Non a caso è nei contenuti dell’anarchismo maturo che oggi la parte più viva, più critica della società va ricercando, consapevolmente o inconsapevolmente, materiali per costruire il futuro possibile.

giovedì 3 febbraio 2011

COMUNICATO DELLA F.A. SULLA SITUAZIONE IN EGITTO E TUNISIA Del 29-1-2011


In Tunisia e dovunque nel mondo
il popolo insorge !
Dalla rivolta alla rivoluzione



Dopo aver cacciato il dittatore ben Alì, il popolo tunisino, ed in particolare la gioventù, continua la sua lotta ed il suo cammino verso la libertà. Una parte della popolazione, in particolare i più poveri, respinge il sistema dei partiti al potere e rifiuta di farsi bloccare in giochi elettoralistici. Continuando la sua lotta, il popolo tunisino può approfittare del suo impulso di libertà per conquistare dei nuovi diritti: ripartizione della ricchezza, sicurezza sociale, affermazione della laicità, libertà politiche. La questione essenziale è di costruire e rafforzare le forme di autorganizzazione e di resistenza sindacale, municipale, nei paesi e nei quartieri.

La lotta del popolo tunisino si è allargata a macchia d’olio in altri paesi arabi (Algeria, Egitto, Yemen, etc.) anche se i contesti non sono gli stessi. Possiamo dire che la rivolta tunisina è iniziata con la rivolta della popolazione del bacino minerario di Gafsa, nel 2008, considerando le poche lotte sindacali negli altri paesi dove i governi hanno avuto cura di eliminare qualsiasi movimento di opposizione. In Tunisia gli appelli allo sciopero generale hanno permesso di dare una assise sociale alla contestazione: alcuni padroni sono stati cacciati, e si sono tenute assemblee. Ne sono scaturite delle forme di auto-organizzazione per garantire la vita quotidiana della popolazione. Sono quelle forme di auto-organizzazione che hanno permesso di resistere alla repressione delle milizie. Globalmente, in vari paesi ed in particolare in Egitto, è una rivolta dei giovani contro il regime e contro l’innalzamento del costo della vita. L’esercito non ha fatto ancora la scelta di abbandonare il governo in carica, almeno di non intervenire. Di conseguenza niente lascia prevedere un esito piuttosto che un altro, anche se temiamo altri bagni di sangue come quelli in corso.

Ciò che giustifica queste rivolte sono le privazioni della libertà, la violenza, la repressione, la dittatura ma ancor più l’innalzamento dei prezzi, le disuguaglianze sociali, la miseria, lo sfruttamento. Possiamo dire che tale situazione è vissuta dalla totalità delle classi popolari del pianeta. La rivoluzione è cominciata in Tunisia. Dove si fermerà? Dobbiamo denunciare le strategie mediatiche e la complicità dei politici per i quali la soluzione non può essere che nella prosecuzione del sistema esistente. Per loro l’assenza di potere è sinonimo di caos. Temono le capacità di auto-rganizzazione dei popoli e le loro capacità di realizzazione. I popoli in rivolta aspirano all’uguaglianza e alla libertà, que non saranno possibili se non nel rifiuto di tutte le forme di sfruttamento e di oppressione, sia economiche, politiche, religiose, sessuali, morali.

E’ tempo di costruire una società libera ed egalitaria, senza farsi scippare la rivolta dai partiti politici o/e religiosi. L’esempio dell’Iran dovrebbe essere ricco di insegnamenti. Allo stesso modo, in Algeria, la popolazione ha dovuto lottare contro la violenza del partito ancora al potere e contro gli islamisti. In Iraq le lotte sindacali e politiche si sviluppano senza farsi arrestare dalla guerra in corso fra imperialismo americano e islamismo politico. Guerra che si fa da sempre a discapito della vita, della libertà dei popoli che opprimono o cercano di opprimere. La speranza  suscitata dalla rivoluzione tunisina offre una terza via per questi paesi e le loro popolazioni: costruire una nuova forma di organizzazione sociale basata sulla libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, ed il rifiuto del sistema di potere e di dominio. In questa lotta, i popoli dei paesi arabi e del mondo troveranno sempre gli anarchici a sostenerli e ad aiutarli.

Spetta a tutti noi di fornire il sostegno necessario a queste lotte, e fare pressione sugli interessi dei governi e dei padroni e di estendere l’ondata della protesta rivoluzionaria.

Federazione anarchica

traduzione a cura della Commissione Relazioni Internazionali FAI

lunedì 24 gennaio 2011

A fianco della rivolta Tunisina


Nel 1999, l'ammiraglio Fulvio Martini, già dirigente del Servizio Segreto Militare (SISMI) riferì alla Commissione Stragi del Parlamento italiano: “Negli anni 1985-1987 organizzammo una specie di colpo di Stato in Tunisia, mettendo il presidente Ben Ali a capo dello Stato, sostituendo Bourguiba (esponente di primissimo piano nella lotta di indipendenza dal colonialismo francese, NdR)”. Martini, inoltre, nel suo libro “Nome in codice: Ulisse” precisò che le direttive venivano da Craxi e da Andreotti, allora rispettivamente presidente del consiglio e ministro degli esteri.
Successivamente l'oppositore del regime dittatoriale di Ben Ali, Taoufik Ben Brik ha denunciato come i governanti italiani abbiano rinforzato il regime “rimpinguando i suoi forzieri e armando il suo braccio contro il popolo”. Non a caso fu in Tunisia che il latitante Craxi si rifugiò, riverito, protetto e seppellito, per sfuggire alle condanne inflittegli.

La rivolta e la lotta in corso in Tunisia ci appartengono, le sentiamo come nostre, sia perché sono contro un regime dittatoriale, arrogante e corrotto sia perché nate per conquistare, non solo migliori condizioni di vita, ma anche libertà di parola e di organizzazione. Le sosteniamo in quanto espressione autonoma di esigenze popolari, sganciate da logiche di compatibilità geopolitiche.


Mentre a destra e manca si denuncia il rischio dell'anarchia, e le classi dirigenti tunisine, con i loro protettori europei, stanno cercando di piegare ed ingabbiare la protesta popolare dentro un processo elettorale, per disarmare la volontà di lotta delle masse; mentre si è costituito un governo fantoccio, di fatto controllato dagli amici e colleghi di Bel Ali per garantire la continuità del sistema di sfruttamento e di oppressione; mentre il ministro Frattini si pronuncia per la 'stabilità' dell'area (ove 'stabilità' sta per 'ordine e disciplina') è importante pronunciarsi e manifestare a favore del tentativo  di auto-emancipazione popolare e sostenere con forza la protesta e la rivolta in corso, che si sta misurando con l'esercito e le bande armate fedeli all'ex presidente, fuggito con più di una tonnellata di lingotti d'oro.



La lotta insurrezionale tunisina sta aprendo la strada ad altre lotte in Algeria, Marocco ed Egitto, innescate dagli effetti disastrosi della crisi sociale; da questa parte del Mediterraneo dobbiamo mobilitarci affinché tali lotte e rivolte non vengano stroncate da nuove dittature, preparate e sostenute dai governi europei, stroncando ogni possibile forma di paternalismo e di razzismo tendenti a separare e a contrapporre quelli che sono gli interessi comuni di ogni lavoratore e di ogni essere umano: la dignità, la libertà, la giustizia sociale.


Commissione Relazioni Internazionali FAI

venerdì 21 gennaio 2011

Per diventare azioni, le idee devono dapprima circolare




Il capitalismo è arrivato a governare l'intero pianeta e ora opera attraverso il mercato globale. Inizialmente ha distrutto le relazioni sociali precapitaliste e per farlo ha dovuto distruggere la struttura sociale che è all'origine di queste relazioni - la comunità - l'organizzazione sociale che l'umanità ha usato per migliaia di anni per soddisfare le proprie necessità. Ci troviamo ora in un momento storico critico, in cui il capitalismo ha distrutto i concetti stessi di auto-determinazione (autonomia), di autarchia relativa, di solidarietà nella comunità, il legame diretto fra produzione e consumo, ma anche la coesistenza armoniosa degli esseri umani con la natura. Viviamo in enormi condomini, ma non in una comunità. Le persone lavorano per ottenre una paga e spendereil proprio denaro in un supermercato, votano per lasciare ad altri più "esperti" la soluzione dei problemi di tutti, ascoltano tutte la stessa musica, si distraggono tutte nella stessa maniera, parlano lo stesso linguaggio, e così via.

Qualsiasi indicazione di un radicale cambio sociale è considerato utopico, non solo poichè l'autorità è rafforzata dalla tecnologia avanzata, ma anche perchè il significato classico della parola "rivoluzione" è stato dimenticato. Se con "rivoluzione" intendiamo il mettere in comune i mezzi di produzione, allora come possiamo parlare di questo quando non c'è più una comunità? Se consideriamo la rivoluzione come lotta di classe, in cui determinati gruppi sociali stabiliscono infrastrutture socio-economiche auto-organizzate (come edifici occupati, scuole libertarie, e così via) all'interno dei confini di una città, allora come possono portare a termine il loro progetto senza avere accesso ai mezzi di produzione agricoli che forniscono quanto è necessario a vivere? E come potremo parlare di produzione rurale auto-organizzata se in qualche decennio la maggior parte dei semi naturali saranno estinti e i contadini dipenderanno da coorporazioni sovranazionali?

Il capitalismo ci obbliga a essere in competizione, a occuparci del solo benessere individuale, a lavorare per costruire le nostre carriere. Indipendentemente dalla natura della tua professione, non sei niente di più di uno schiavo pagato. Il capitalismo ha distrutto ogni senso di comunalismo, ogni consapevolezza di interesse comune.

In Grecia i gruppi libertari-antiautoritari che si sono formati hanno un orientamento esclusivamente ideologico o politico e non tengono in considerazione la vita di ogni giorno, come il crescere e l'educare i tuoi figli. Pospongono l'attuazione delle loro idee in un lontano futuro senza cercare di metterle in pratica.

La realizzazione di una nuova società può accadere sia nelle città che nelle regioni rurali, ma in queste ultime c'è (teoricamente) una maggior probabilità di successo.

Dovremmo creare o costruire le comunità libertarie? Entrambe le cose possono accadere. La differenza è che le creazioni possono evolvere, mentre le costruzioni sono destinare a morire. La costruzione di una comunità libertaria può, inizialmente, essere basata su particolari caratteristiche politiche e su cooperative che permetterebbero il fiorire delle idee libertarie.

Lo sviluppo del municipalismo libertario dovrebbe diventare una priorità del movimento liberario e anarchico. Nello sviluppo delle forme libertarie di organizzazione possiamo distinguere quattro piani fondamentali di azione: il sociale, il politico, l'economico e il culturale.


Il piano sociale

All'interno di una comunità libertaria:
non esiste la divisione del tempo tra lo "svago" e il "lavoro" perchè lo sfruttamento degli umani sugli umani è abolito, come pure ogni forma di lavoro salariato;
la gente cessa l'esperienza dell'alienazione del lavoro ed è felice di consumare ciò che produce;
prendersi cura dei bambini e degli anziani diventa responsabilità dell'intera comunità;
il sapere di ognuno e' usato per il bene comune. Il muratore può aiutare nella costruzione di nuovi edifici, l'architetto nella ristrutturazione di edifici datati, il contadino può traferire la propria conoscenza alla comunità, l'insegnante può insegnare nella scuola locale, etc.;
il primato degli umani sulla natura è abolito per instaurare una nuova relazione armoniosa con l'ambiente.


Il piano politico

Sul piano politico, la comunità libertaria:
è basata sull'esercizio della democrazia diretta, sul funzionamento dell'assemblea generale e sulla presa di decisioni basate sul consenso;
può cooperare con altre comunità per creare reti;
può rendere pubbliche le proprie idee;
può partecipare alle battaglie sindacali;
può organizzare eventi e incontri
inoltre può partecipare a manifestazioni nelle città.


Il piano economico

Una comunità libertaria basa le sue funzioni economiche su:
una organizzazione cooperativa egualitaria e la gestione comune dei mezzi di produzione;
la cooperazione di tutti i componenti verso il benessere comune;
la capacità di comprare all'ingrosso prodotti non disponibili localmente;
la relazione diretta tra produttore e consumatore e l'abolizione di intermediari nella vendita al dettaglio;
la creazione di laboratori comunitari.
Inoltre:
la dipendenza dell'economia dalla moneta è ridotta grazie all'auto-consumo;
il costo di produzione diminuisce grazie all'amministrazione comunitaria. Il costo per l'acquisto di prodotti non locali diminuisce, perchè saranno acquistati all'ingrosso;
il legame tra due o tre comunità può facilitare lo scambio dei beni prodotti.

Il piano culturale

Nessuno può immaginare esattamente come tali comunità possano incorporare le culture locali morenti, le contro-culture, le vite dei propri componenti, etc. Le vie espressione culturale che percorriamo sono gli elementi che evolveranno in una cultura a lungo termine. E ci sono molti di questi cammini: biblioteche comunitari, caffè comunitari, produzione di documentari sulle tradizioni della comunità, storia locale, lezioni gratuite, etc.

Infine ci sono così tante cose che possiamo fare che dobbiamo sederci e discutere come farle.

Fotis Katevas (
Φώτης Κατέβας)

Eutopia, pubblicazione numero 1, March 1999

Traduzione dalla versione inglese, abbreviata (Dicembre 2009)